Un’ alimentazione sostenibile prevede il consumo di cibo sano a livello nutrizionale, ma con un basso impatto ambientale, un uso moderato di risorse idriche, basse emissioni di carbonio e azoto, attento alla biodiversità e all’ecosistema, ricco dunque di cibi locali e tradizionali, equo e accessibile a tutti.
Nonostante i notevoli avanzamenti dell’agricoltura negli ultimi decenni, appare evidente come gli attuali sistemi di produzione continuino ad essere poco sostenibili. Negli anni Ottanta, con il termine “dieta sostenibile”, si intendevano raccomandazioni alimentari per rendere l’ambiente e le persone più sani. Successivamente, l’agricoltura moderna e la globalizzazione hanno diminuito l’attenzione verso la sostenibilità a favore dell’intensificazione e dell’industrializzazione dei sistemi agricoli e di allevamento. Ne è risultato un aumento spropositato della produzione di alimenti non equamente distribuiti nel nostro pianeta. Questo significa che, se da una parte al mondo vi è ancora un miliardo di persone che soffre la fame, anche di più sono le persone in sovrappeso o obese. Inoltre, l’insostenibilità dell’attuale sistema produttivo alimentare ha un drammatico impatto a livello ambientale. In generale, la produzione di carne e di derivati animali hanno un impatto ambientale maggiore rispetto alla produzione si alimenti di origine vegetale. Infatti, l’allevamento del bestiame assorbe circa il 40% della produzione agricola mondiale, contribuisce notevolmente al degrado ambientale. L’abbattimento delle foreste per creare nuovi pascoli, ad esempio, è una delle principali cause di deforestazione. Nelle terre aride, invece, inappropriate tecniche di allevamento provocano la desertificazione, questo perché gli allevamenti intensivi minano la disponibilità (sempre minore) di risorse idriche e inquinano. I principali agenti inquinanti sono le deiezioni animali, gli antibiotici, i fertilizzanti e gli agrofarmaci utilizzati per le colture destinate alla produzione dei mangimi. Dunque, a causa della gestione insostenibile dell’agricoltura, dell’allevamento e della pesca, molte specie selvatiche rischiano l’estinzione con un drammatico effetto sulla biodiversità del nostro Pianeta. A tutto questo si aggiunge il fatto che oltre un terzo del cibo prodotto, di cui l’80% sarebbe ancora consumabile, viene drammaticamente sprecato. Oltre allo spreco ottenuto con il cibo buttato, vengono sprecati anche l’acqua e la terra che sono necessari per la produzione.
Alla luce di tutto questo, è necessario operare un cambiamento a livello globale finalizzato a rendere più sostenibile l’attuale sistema produttivo alimentare. Una risposta efficiente a questa esigenza è sicuramente data dall’implementazione della produzione di alimenti di origine vegetale. Infatti, per ripristinare la salute umana e quella del nostro Pianeta, abbiamo bisogno di una combinazione di importanti cambiamenti nella dieta (una maggiore proporzione di alimenti di origine vegetale nella dieta), miglioramento della produzione alimentare attraverso un sistema agricolo tecnologicamente avanzato e una riduzione dello spreco alimentare lungo la catena alimentare dalla produzione al consumo.