Francesca Romana Rinaldi introduce il tema della Fashion Industry 2030 partendo dal concetto di moda sostenibile e mette in evidenza come il settore della moda, al secondo posto per inquinamento e per l’impatto ambientale, dovuto a un eccessivo uso di acqua e di pesticidi, tocca anche aspetti etici legati alle condizioni di lavoro in cui si trovano i dipendenti in alcune parti del mondo.
Il disastro di Rana Plaza del 24.03.2013, nel quale persero la vita più di mille lavoratori del settore tessile, ha portato l’attenzione sulla responsabilità sociale delle imprese che devono controllare i prodotti e i fornitori con un approccio di filiera.
È necessario che le imprese operino con un approccio olistico, dal momento che la moda tocca aspetti che riguardano il rapporto con l’ambiente, la società, la cultura, l’arte e il territorio e soprattutto la dimensione etica.
L’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 “Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo” invita a operare con un approccio cooperativo tra i soggetti che operano nelle filiere, in partnership con stakeholder diversi e con il coinvolgimento anche dei consumatori attraverso informazioni sui prodotti e attività di sensibilizzazione al consumo.
Il consumatore deve poter richiedere tutte le informazioni inerenti alla qualità del prodotto, avendo a disposizione gli indicatori che consentano un sistema di misurazione all’insegna della trasparenza, della tracciabilità e della circolarità.
L’educazione alla sostenibilità è fondamentale per essere produttori e consumatori consapevoli, evitando comportamenti di facciata come il greenwashing, ma adottando comportamenti come il consumo collaborativo o estendendo la vita dei capi attraverso una corretta manutenzione.