di Stefano Mancuso – pubblicato da Laterza nella collana “I Robinson”

Sapevate che già nel 1661 l’inglese John Evelyn nel suo Fumifugium o del disagio dell’aria dissipata e del fumo di Londra suggeriva di piantare alberi e arbusti all’interno delle città o nelle immediate vicinanze come rimedio a quello che noi oggi chiamiamo “inquinamento atmosferico” ? Sapevate che il suono eccezionale dei violini di Stradivari dipende dal fatto che quel liutaio utilizzava per il corpo dello strumento solo legno di abete rosso cresciuto in particolari condizioni di altezza e di clima per almeno 150-200 anni?
Sapevate che quando, per verificarne l’età, il 6 agosto 1964 venne abbattuto in Nevada uno splendido esemplare di Pinus longaeva si scoprì che così era stato “ucciso” quello che con i suoi 4000 anni era il più vecchio tra tutti gli esseri viventi sulla Terra?
Sapevate che Stuart Roosa, addetto al comando del modulo lunare Apollo 14, portò con sé sul nostro satellite un contenitore pieno di 500 semi da piantare al suo ritorno come “alberi della luna”? Queste sono soltanto alcune delle storie che Stefano Mancuso, scienziato e direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università degli Studi di Firenze (nonché membro di prestigiosi consessi e accademie) ci racconta in La pianta del mondo, trascinandoci in un affascinante viaggio alla scoperta di alcuni degli innumerevoli intrecci tra la vita dell’uomo e quella delle piante. Con grande vivacità di scrittura e amore straordinario per l’oggetto dei suoi studi l’autore ci rende consapevoli di quanto dobbiamo alle piante, per i nostri bisogni e per i piaceri che ci donano. Se gli animali, di cui fan parte gli umani, rappresentano soltanto lo 0,3% della biomassa rispetto all’85% delle piante “è ovvio – come dice Mancuso – che qualunque storia sul nostro pianeta abbia in un modo o nell’altro le piante come protagoniste”, e che il mondo vegetale sia il referente primo di qualsiasi progetto di sostenibilità.