di Chiara BURBERI e Luisa PRONZATO
Ci sono tanti falsi miti che vogliono la matematica solo per talenti naturali, necessariamente seria e formale, lontana dalla realtà. Solo per uomini. Poi ci sono donne nate con “il pallino della matematica” e donne che hanno scoperto, coltivato e riconosciuto l’importanza delle competenze logico-matematiche nel tempo. E ci sono donne che quel “pallino” non l’hanno mai avuto, ma l’hanno costruito, a modo loro. Le loro storie sono il punto di partenza di questo libro. A raccontarsi sono ragazze talentuose che hanno vinto “olimpiadi scientifiche” e donne che hanno raggiunto ruoli influenti. Quel successo che, come raccontano, è “diventare la persona che è dentro di noi”. Con la semplicità della storia privata, delle scelte, dei timori e degli ostacoli, suggeriscono percorsi individuali che possono indicare strade per orientarsi nello studio e nella professione. Abbiamo raccolto le loro storie con l’intento di offrire modelli reali attraverso i quali tutte le ragazze prendano consapevolezza delle proprie capacità e trovino l’indirizzo più adatto alle loro inclinazioni, superando i pregiudizi al femminile che ancora incatenano la matematica e tutte le materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
Molte protagoniste hanno frequentato facoltà a cui, fino a tempi recenti, erano iscritti quasi esclusivamente ragazzi oppure sono entrate in ambiti lavorativi dove il novanta per cento erano uomini. È una questione generazionale. Infatti si raccontano il più delle volte al maschile. Noi, invece, per sottolineare che la matematica, le STEM e i ruoli influenti non sono solo degli uomini, presentiamo tutti i racconti al femminile. In modo che le ragazze si riconoscano e, attraverso l’esempio di chi è arrivata, si diano il permesso di realizzare le proprie ambizioni. Certo, l’attuale situazione economica è difficile, ma partire con una buona strumentazione aiuta ad affrontare le difficoltà.
Come è nata l’idea del libro?
Fin dall’inizio dell’avventura con redooc.com [http://redooc.com/ ], la piattaforma di didattica digitale dedicata alle materie STEM, ho parlato con tante persone del loro rapporto con la matematica, spesso di fronte al caffè della mattina. L’idea di pubblicare queste conversazioni è arrivata nel marzo del 2014, grazie a una di queste chiacchierate con Alessandra Losito, ideatrice dei Fuoriclasse della Scuola, iniziativa nata per premiare gli studenti delle superiori, maschi e femmine, che eccellono nei vari campi. La serie di conversazioni che hanno poi preso vita avevano originariamente il titolo di “Caffè matematico”. Era una rubrica sincera, appassionata e scanzonata. Ho raccolto decine di conversazioni con amiche, anche con qualche amico (che mi perdonerà se non è stato citato), sull’importanza della matematica nella crescita personale e professionale. In occasione della prima edizione del Mese delle STEM lanciato dal MIUR e dal Dipartimento per le Pari Opportunità ho iniziato a pubblicare interviste più strutturate, con l’obiettivo esplicito di offrire alle studentesse esempi di leadership al femminile e di dimostrare quanto le STEM influiscano nella formazione, nel lavoro e nel quotidiano. Mi sono messa a cercare attivamente donne disposte a raccontarsi. Non solo scienziate o ricercatrici, ma anche avvocate, manager, docenti, più o meno a loro agio con la matematica. Ho raccolto così più di cento conversazioni, seguendo una traccia semplice, che valorizza le personalità, le passioni e le esperienze individuali.

Poi ho iniziato a parlare dell’idea del libro con alcune amiche e in particolare con Karen Nahum che ha avuto il coraggio e spero la lungimiranza di propormi la pubblicazione. Il libro è poi nato grazie alla collaborazione con Luisa Pronzato, coordinatrice di La27ora del Corriere della Sera. Luisa mi ha costretto a riflettere su tante cose (il femminile, il ritmo, i punti esclamativi, …) e mi ha portato ad una lettura ragionata e trasversale delle interviste: “dobbiamo farci leggere da tutte”, “taglia, Chiara, fatti coraggio e taglia”. Ve lo immaginate? Io, innamorata delle storie, torturata dalle esigenze editoriali. Difficile come uno studio di funzione.
Infine devo il titolo del libro ad una conversazione con Roger Abravanel, che mi ha suggerito di pensare ad un titolo che rappresentasse il mio personale punto di vista sull’argomento “donne e STEM”. Quindi “il pallino per la matematica” (in senso lato): o ci nasci, e in questo caso può capitare che lo scopri subito o nel tempo, oppure te lo puoi costruire.
A cosa serve questo libro?
La matematica è una competenza “quotidiana”, come scrivere e leggere; è la grammatica delle materie scientifiche. È anche la cassetta degli attrezzi per analizzare la realtà e prendere decisioni, perché ci accompagna nello strutturare il pensiero, lo semplifica e lo distilla negli elementi di base. Aiuta, con il suo rigore, a definire le forze in campo e i pro e contro di una situazione. In fondo matematica vuol dire conoscenza. Non è fatta solo di numeri e simboli strani, destinata ai banchi di scuola, da dimenticare in fretta e coltivare solo da parte di chi ha il “pallino”.
La matematica è innata. Recenti studi, ben documentati in un libro che vi consiglio, “Il pallino della matematica. Scoprire il genio dei numeri che è in noi”, hanno dimostrato che nasciamo con il senso della numerosità, che condividiamo con i cuccioli di animali. Già a 4 mesi riconosciamo la numerosità, cioè abbiamo reazioni fisiche alla presenza di uno, due o tre oggetti. Reagiamo se ne scompare uno e se ne riappare un altro. Il fatto che il neonato si accorga se c’è o non c’è la mamma o il papà nella stanza ha a che fare con questa competenza. A 4 mesi abbiamo il senso della numerosità, ma non del numero, che si raggiunge con la conoscenza del linguaggio e della simbologia.
È innata, ma il talento esiste. Come nello sport, in letteratura, in arte, nella musica, nelle lingue, ci sono persone talentuose, maschi e femmine, più portate. A loro per eccellere bastano volontà, tenacia ma soprattutto allenamento. La citazione di Paganini: “Se non studio un giorno, me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorgono tutti” vale in ogni campo.
Da queste persone, possiamo prendere esempio: anche se non nasci con un talento particolare l’allenamento fa comunque la differenza. Questo vale per le ragazze e per i ragazzi. Le ragazze, in particolare, sono svantaggiate nello studio e nello sviluppo delle competenze logico – matematiche. Spesso sono le stesse famiglie a scoraggiarle dicendo loro: “Stai attenta, è pericoloso, non osare, non sbagliare”. Ci hanno educate alla cura e alla perfezione, non alla competizione e alla sperimentazione, come invece avveniva, e avviene ancora, con i maschi, esortati sin da piccoli al coraggio e alla sfida. Senza paura di sbagliare. E sbagliare va benissimo, perché si impara e si evolve solo sperimentando. L’importante è avere lo stimolo a provare, il coraggio di sbagliare e la sincera disponibilità a imparare. Come cita il rapporto PISA – OCSE rispetto agli scarsi risultati delle ragazze nelle STEM “quello che serve nella scienza è proprio saper procedere per tentativi ed errori”.
Come il talento naturale va allenato, anche la curiosità e la passione, se coltivate, portano a ottimi risultati. Si può imparare a giocare a tennis molto bene, allenandosi, non per andare a Wimbledon, ma solo per divertirsi. Anche la matematica è uno sport, alla portata di tutti, anche delle ragazze.
Siamo tutti caratterizzati da un Bisogno Educativo Speciale. Ognuno deve essere libero di seguire un personale processo di apprendimento che spesso non coincide con il metodo d’insegnamento tradizionale, basato sull’ascolto e sulla memorizzazione, con modi e tempi dettati da una tradizione didattica più che secolare, non adatta ad individuare e far emergere i talenti nascosti.
Le esperienze raccolte nel libro lo dimostrano. Ci sono donne nate con una predisposizione personale e familiare per le materie scientifiche e con la fortuna di aver avuto esempi che le hanno indirizzate da subito. Altre hanno scoperto e riconosciuto l’importanza delle competenze logico-matematiche nel tempo, magari seguendo percorsi tortuosi e inaspettati. Vi racconto la mia esperienza.
Il più grande insegnamento di mio padre è stato “cerca sempre bravi maestri”. Era un uomo curioso, avido lettore, assolutamente introverso. Circondato da donne forti, che adorava, ci ha trasmesso la certezza della parità nei diritti e nei doveri. Mia madre era l’opposto, magnificamente estroversa, con un grande sorriso, voglia di chiacchierare, di conoscere e con la battuta pronta. Pragmatica, concreta, severa, una manager mancata, non si stancava di spronarci con il suo motto: “Bisogna guardare avanti, non indietro”. A 12 anni dissi “ho preso il meglio da entrambi” e forse avevo ragione, perché sono queste le radici della mia curiosità, della mia passione per far succedere le cose (soprattutto quelle ritenute impossibili) e della mia tenacia. Ho studiato al liceo classico, e lo rifarei, per ritrovare il greco antico con la stessa professoressa e riscoprire tutte le altre materie con altri professori, sempre alla ricerca di bravi maestri.
Perché questa mia passione per le materie STEM?
La matematica è una materia che studiamo per tredici lunghi anni. Nella maggior parte dei casi non lascia segni tangibili se non un misto di ansia e paura e un generico “non sono portata”, “non la capisco”, “tanto non serve a nulla”.
Se avessi avuto insegnanti più attenti alle superiori, forse all’Università avrei studiato Fisica o Ingegneria e non Economia. I modelli culturali ed educativi sono la causa del nostro successo o del nostro insuccesso. La mia vera scuola è stato il lavoro di consulenza, dove ho capito quanto siano importanti il calcolo a memoria per allenare la velocità di pensiero e il senso dei numeri per “sentire” che un dato è sbagliato o che un certo fenomeno dovrebbe avere una “certa dimensione e andamento”. E la logica per strutturare analisi e sintesi, cioè per decidere cosa è meglio fare.
Ecco le ragioni per cui sostengo che le competenze STEM sono il passaporto per trovare un lavoro e per vivere in modo consapevole.
Il mio pallino per STEM e matematica si è formato nel tempo e si esprime con redooc.com e con questo libro. Sfatare luoghi comuni, diffusi e radicati, è un lungo viaggio, che ho deciso di intraprendere tre anni fa. Se sono folle o visionaria non lo so ancora, ma le sensibilità stanno cambiando. Adesso almeno se ne parla, la gente ascolta, inizia a riflettere e impara. Sogno quando sarà “cool” per gli adolescenti uscire con una ragazza o un ragazzo bravi in matematica.
Luisa PRONZATO. Credevo che, noi ragazze (e soprattutto le nuove generazioni), ce l’avessimo fatta: diverse certo dagli uomini, ma diverse come qualsiasi individuo. E invece ho l’impressione che stia tornando a essere “sesso debole”. Giornalista del Corriere della Sera, coordino dalla fondazione (2011) La27ora [http://27esimaora.corriere.it/], sito, blog, radio, laboratorio di idee e di sperimentazioni multimediali nato da un gruppo di giornaliste del Corriere e diventato subito luogo di scambi e dialoghi tra voci femminili e maschili.