CONCORSO “CALL TO ACTION PER LA SOSTENIBILITÀ 2022”
Evento di premiazione il 27 Maggio 2022 dalle 10:00 

CITTADINANZA CONSAPEVOLE

IN OCCASIONE DEL 21 MARZO 2021 “GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE FORESTECONDIVIDIAMO L’INTERVENTO “ L’ITALIA È SEMPRE PIÙ SELVATICA” DEL GENERALE DANIELE ZOVI IN UNA RIUNIONE ONLINE DEL ROTARY CLUB MILANO

Daniele Zovi inizia la sua relazione sottolineando la ricchezza naturalistica del nostro Paese. L’Italia è infatti ricca di boschi e foreste. Il 38% del suolo italiano è ricoperto da alberi.

Nel corso della sua vita Daniele Zovi ha girato il mondo alla scoperta delle sue foreste. Ha visitato i boschi del Sud America, quelli della Lituania e una foresta bosniaca dove non era mai stato tagliato un albero. 

Negli ultimi 100 anni la superficie dei boschi in Italia è aumentata sensibilmente, come rilevato da ben tre censimenti del Corpo Forestale. La superficie boschiva aumenta ma noi ne sappiamo comunque poco. Perché?

Daniele Zovi sottolinea un atteggiamento per lo più indifferente di buona parte delle persone nei confronti delle piante. Ogni giorno, anche chi non vive sulle Alpi ma in città passa spesso sotto alcuni alberi ma non sa neanche di quale specie si tratti. Li vediamo e non ce ne curiamo troppo. Trattiamo gli alberi come se fossero componenti dell’arredo urbano. Niente di più sbagliato.

L’albero  è infatti un organismo complesso, dotato di sensi. Ha una vita di relazioni con altri alberi. È dotato di tatto, gusto, olfatto, vista e udito.

Daniele Zovi ha sempre avuto la passione di parlare e di scrivere, di lupi, orsi e foreste. A Natale regalava i quaderni fotografici dei suoi viaggi. Quando è andato in pensione ha approfondito questo tema scrivendo libri.

Nascono così Alberi sapienti, antiche foreste a cui segue Italia selvatica, entrambi pubblicati da Utet. Ma anche il libro di narrativa per ragazzi, Ale e Rovere. Il fantastico viaggio degli alberi (De Agostini).

Di un albero solitamente vediamo il tronco e la chioma ma meno le sue radici che, infiltrandosi nel terreno, si assottigliano, diventano sempre più fini e si alleano con i funghi che stanno nel sottosuolo e sono costituiti da filamenti.

Un ricercatore americano ha provato che un cucchiaino da caffè può contenere oltre 30 metri di filamenti di funghi. Questo sistema di comunicazione è difficilissimo da studiare perché ogni volta che si scava nel terreno si alterano gli ecosistemi.

In laboratorio è molto difficile replicare la composizione del suolo e dell’ambiente in cui le radici camminano. Le radici e i filamenti dei funghi si espandono ed entrano in contatto con quelle di altre piante.

Possiamo considerare il bosco come una comunità di alberi che comunicano fra loro in una modalità simile a Internet. Le piante, come dimostrano gli studi, comunicano anche attraverso le loro chiome.

Pensiamo al processo di fotosintesi clorofilliana che ci permette di respirare. Le foglie delle piante sono un laboratorio che cattura l’anidride carbonica dall’atmosfera e grazie al vapore acqueo e al sole sintetizzano lo zucchero e lo trasformano in energia, trasferendo gli zuccheri, tramite la rete dei filamenti nel sottosuolo, anche a piante che si trovano in ombra e necessitano degli zuccheri che non riescono a produrre autonomamente.

Una ricercatrice canadese ha dedicato la propria vita a questo tema. Ha studiato gli abeti Douglas che popolano le foreste del British Columbia. Ha messo buste di plastica su alcuni alberi e ha iniettato all’interno delle buste anidride carbonica con carbonio radioattivo. Gli alberi, attraverso la fotosintesi clorofilliana, hanno distribuito lo zucchero radioattivo anche alle altre piante che erano più lontano. Inoltre, attraverso un rilevatore Geiger, è stato rilevato che anche le piccole piante di abete e di betulla che crescevano lì vicino contenevano particelle di carbonio radioattivo, confermando questa stretta interconnessione tra elementi della stessa foresta.

Il bosco è infatti una comunità complessa e non una somma di individui. Al suo interno c’è uno scambio continuo. Tutti i suoi elementi vivono grazie al flusso di energia e alle continue relazioni. Tra poco questo concetto verrà inserito nei libri di scuola.

Gli alberi sanno misurare la luce e attraverso questa capacità riescono ad organizzare la formazione delle nuove foglie primaverili. Inoltre, tendono i rami verso le  fonti luminose più abbondanti.

Le piante sono dotate di olfatto. Daniele Zovi fa l’esempio del fagiolo borlotto. Quando viene attaccato dalle larve, il fagiolo avvisa mandando dei profumi,  che vengono percepiti dagli altri fagioli, che a loro volta emettono altri profumi che avvisano le vespe. Il fagiolo si difende chiamando nuovi alleati, secondo il processo naturale “I nemici dei miei nemici sono miei amici”.

Le piante sono dotate anche di tatto, come ad esempio la pianta “Venere acchiappa mosche” che si apre e si chiude al contatto degli insetti. 

Gli alberi e le piante ci somigliano. Sono nostri parenti. Il protovirus è un parente ancestrale che condividiamo con loro, è il nostro antenato comune. Tutti sappiamo che siamo parenti delle scimmie  ma spesso ignoriamo che lo siamo anche del mais e del faggio.

In questo lockdown abbiamo assistito alla potenza espansiva delle piante, che è enorme. Le piante conquistano territori e riempiono spazi vuoti. 

Daniele Zovi prosegue illustrando come, insieme all’espansione dei boschi e delle foreste, nel nostro Paese si stia assistendo, negli ultimi venti anni, ad un aumento del numero degli animali selvatici, in particolare di alcuni erbivori come i cervi, i caprioli, i camosci e i cinghiali.

Questo è potuto accadere perché l’Italia è diventata più verde, grazie anche ad una legislazione molto severa che ha contribuito a cambiare lo scenario.

Fino al 1970 esisteva il concetto di animale nocivo (lista molto lunga). Al suo interno erano inseriti una serie di animali che potevano essere uccisi e catturati, senza autorizzazione. Addirittura per l’uccisione del lupo si prevedeva un premio.

Con la legge sulla caccia (Legge 28 gennaio 1970, n. 17) le specie animali invece diventano patrimonio dello stato. Questo cambia l’impianto legislativo e di conseguenza i nostri comportamenti.

Il lockdown ha reso evidente che gli animali si avvicinano agli abitati perché non vengono disturbati. In tutte le zone d’Italia abbiamo assistito a fenomeni molto curiosi. In centro a Verona, per esempio, è stato avvistato un camoscio.

Il cervo italiano sul suolo nazionale è aumentato negli ultimi 20 anni di 5 volte. In tutto l’arco alpino il cervo era scomparso, in Cadore i cervi erano scomparsi tra le due guerre (sterminio per fame). Poi piano piano, i cervi hanno guadagnato il territorio sino a mettere a repentaglio tutta la produzione dei frutti di bosco del Trentino.

In Toscana, in particolare nelle zone dove si produce il Brunello di Montalcino, i caprioli hanno scoperto i grappoli d’uva e si sono dovute recintare le vigne.

Ma non sono solo gli erbivori ad essere aumentati, lo sono anche i carnivori

Nel 1970 in Italia c’erano all’incirca 100 lupi in tutto lo stivale. Oggi solo nelle Alpi Marittime si contano 27 branchi. Il lupo gira in famiglie poco numerose, al massimo sette/otto elementi. Gli altri vengono allontanati o eliminati. Riesce quindi da solo a controllare le nascite. Si autogoverna. In un branco si possono accoppiare solo il lupo alfa e la femmina alfa. 

Il lupo porta su di sé una accezione negativa. Il relatore mostra alcune tavole di Achille Beltrame sulla Domenica del Corriere dove l’illustratore contribuiva a creare questo sentimento di paura verso i lupi. Negli ultimi cento anni in Italia non c’è mai stato un attacco all’uomo da parte del lupo. Forse è più cattiva Cappuccetto Rosso? 

Daniele Zovi cita una ricerca finanziata da Bill Gates sugli animali più pericolosi. La zanzara uccide ogni anno nel mondo 725.000 persone, il lupo 10.

Racconta poi la storia di un orso marsicano a Villalonga.  L’orso marsicano è più piccolo e docile dell’orso bruno. Va nei pollai ma non si avvicina all’uomo, mangia molti frutti ed è poco carnivoro.

Un giorno si è avvicinato talmente tanto da entrare in una casa. Quando il padrone di casa ha scoperto l’orso si sono spaventati entrambi ma all’arrivo dei guardiacaccia l’orso è stato trovato addormentato. 

Daniele Zovi propone una nuova alleanza con i selvatici e le piante. Abitiamo tutti la stessa casa, non siamo i padroni del pianeta, dobbiamo imparare a convivere con questi nostri parenti e fratelli.

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO:

Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn

ARTICOLI CORRELATI

Contributi della Community

UGUALI MA DIVERSI

ATTIVITÀ PROPOSTA SU “UGUALI MA DIVERSI” Iniziate l’attività ponendo alcune domande ai bambini, ad esempio: – Cosa vuol dire diversità, uguaglianza, collaborazione, parità – Chi

LEGGI TUTTO »
Cultura antimafia

DIRECTOR’S SIGNATURES

OGGI 23 MAGGIO 2022 RICORRE IL 30° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL MAGISTRATO GIOVANNI, DELLA MOGLIE FRANCESCA MORVILLO E DEI TRE UOMINI DELLA SCORTA, ANTONIO MONTINARO,

LEGGI TUTTO »
Agenda 2030

ACTNOW

ACTNOW è la campagna delle Nazioni Unite per l’azione individuale sui cambiamenti climatici e la sostenibilità. Puoi scaricare l’APP per registrare le tue azioni e

LEGGI TUTTO »