Apprendimento collaborativo e cooperativo secondo l’UNESCO
“L’apprendimento collaborativo è un processo attraverso il quale i discenti (con vari tipi di performance) lavorano insieme in piccoli gruppi con un obiettivo comune. Si tratta di un approccio centrato sullo studente, derivato da teorie dell’apprendimento sociale, nonché mutuato dal punto di vista socio-costruttivista sull’apprendimento.
L’apprendimento collaborativo è una forma di relazione tra gli studenti che favorisce la positiva interdipendenza, la responsabilità individuale e le capacità relazionali. Collaborando, gli studenti imparano a essere efficaci e l’insegnamento deve essere visto come un processo di sviluppo della capacità di imparare degli studenti stessi. Il ruolo dell’insegnante non è quello di trasmettere informazioni, ma di fungere da facilitatore per l’apprendimento.
Questo processo comporta la creazione e la gestione di esperienze di apprendimento significative e l’incoraggiamento del ragionamento negli studenti attraverso i problemi del mondo reale. Il compito deve essere chiaramente definito ed essere inquadrato con obiettivi specifici.
A volte i termini cooperativo e collaborativo sono utilizzati come sinonimi (anche in relazione all’apprendimento), ma il lavoro cooperativo di solito comporta una divisione del lavoro tra i membri del team, mentre il lavoro collaborativo vuole che tutti i membri del team affrontino il compito insieme in uno sforzo coordinato”.
Come formare i gruppi?
Diversi sono i criteri secondo i quali formare i gruppi:
- l’eterogeneità dei livelli di apprendimento
- l’omogeneità degli stessi
- la casualità
- la preferenza degli studenti
Ogni criterio può essere efficace e nello stesso tempo non efficace, anche in rapporto alle attività da svolgere. Ad esempio, l’eterogeneità può far sì che i più timidi restino in disparte e la preferenza indicata dagli studenti che vengano scelti gli “amici” o “i più bravi”.
Quale il criterio migliore?
Sicuramente non adottare sempre lo stesso criterio, ma cambiando in modo che ogni studente abbia la possibilità di confrontarsi e relazionarsi con tutti abituandosi a rispettare il punto di vista e il metodo di lavoro dell’altro.
Come costituire i gruppi?
I gruppi, di regola, non dovrebbero superare più di 4/5 componenti, e, con la guida del docente, devono darsi delle regole per poter assicurare la partecipazione attiva a tutti e il raggiungimento dell’obiettivo.
Importante è individuare il ruolo di ciascun componente (es. documentarista, portavoce, esperto informatico, creativo) del gruppo nella realizzazione del compito in base alle proprie competenze ma soprattutto all’impegno con cui ciascuno contribuirà per il raggiungimento dell’obiettivo.
Quali sono i vantaggi del lavorare in gruppo?
Gli studenti si sentono parte di un gruppo, protagonisti di tutte le fasi del loro lavoro, mentre l’insegnante svolge il ruolo di facilitatore. Questo migliora sicuramente la motivazione a mettersi in gioco, a relazionarsi in modo corretto, riconoscendo il valore dell’altro e aumentando l’autostima perché il successo del gruppo coinciderà con quello di ciascuno. Siamo stati bravi! Inoltre, aiuta a mettere in campo le soft skill.
Fondamentale è il ruolo dell’insegnante facilitatore, in grado di guidare il gruppo degli alunni nel pensiero critico, nella metacognizione, anche online, dove apparentemente i nativi digitali sembrano essere più a loro agio, ma, senza la “saggezza” dell’adulto, in realtà risultano privi di vera competenza ed efficacia.
Lavorare in gruppo allena una delle skill più importanti richieste dal mercato del lavoro odierno: saper lavorare in team. Oggi non è più il singolo che, grazie alle sue sole competenze e senza dialogare con gli altri, raggiunge l’obiettivo. Oggi l’attore è collettivo: è la squadra variegata, umanistica e tecnica, che orizzontalmente e verticalmente raggiunge gli obiettivi aziendali.
La scuola come obiettivo primario ha quello di preparare studentesse e studenti ad acquisire le competenze richieste dalla società.
Queste superano il nozionismo, l’individualismo e includono il saper ascoltare gli altri, fare tesoro delle esperienze altrui, facendosi mediatori tra i vari soggetti.
In questo, il cooperative learning è l’approccio migliore per preparare i giovani al mercato del lavoro. Non solo, c’è anche il fatto che abituare le ragazze ad assumere ruoli da leader le prepara ad abbattere le resistenze della società patriarcale, insegnando loro e ai coetanei a superare i pregiudizi nell’operare insieme. Il cooperative learning è un gioco di ruolo. Nell’adolescenza è di grande aiuto per testare la propria identità e scoprire le differenze proprie e altrui. Ne va di una società tollerante, aperta, dialogante.
Cosa valutare nel lavoro di gruppo?
Non solo saperi e competenze, ma anche atteggiamenti quali:
- osservazione delle regole che sono state condivise all’inizio
- rispetto del ruolo di ciascuno
- interventi appropriati e in linea con l’obiettivo da raggiungere
- atteggiamento positivo nei confronti degli altri componenti
- rispetto delle proposte degli altri
- ricerca autonoma
- puntualità nelle consegne
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