Contro l’autismo e i disturbi specifici dell’apprendimento, ci vuole un approccio scientifico.
L’autismo è oggetto di molti e svariati interventi, ma pochi possono dimostrarne l’efficacia: tra questi c’è l’analisi del comportamento applicata. Ne parla il prof. Fabio Tosolin, che insegna questa materia da quasi 40 anni ed è il presidente delle due associazioni AARBA-AIAMC che rappresentano in Italia ABAI, l’associazione internazionale di analisi del comportamento.
Partiamo dall’inizio: che cos’è l’autismo?
Come riporta anche il Ministero della Salute, invece che di autismo sarebbe più corretto parlare di disturbi dello spettro autistico, visto che si tratta di un insieme di diversi disturbi inerenti al neurosviluppo individuati dal DSM-V che possono differire tra loro anche sensibilmente, sia per gravità che per sintomi.
Le principali compromissioni riguardano in genere l’interesse per gli altri e le capacità di interazione sociale e di comunicazione (emotiva, simbolica e linguistica), mentre dal punto di vista comportamentale il repertorio si contraddistingue per un ristretto range di attività, spesso disfunzionali, eseguite in maniera ripetitiva e stereotipata.
Quanto è diffuso questo disturbo?
Dal punto di vista epidemiologico, in Italia, l’Osservatorio nazionale nel 2019 ha dichiarato che circa 1 bambino su 77 soffre di uno di questi disturbi, mentre negli USA le stime ci dicono che ad essere interessati dai cosiddetti ASD (Autism Spectrum Disorders) sia addirittura 1 persona su 40. A livello mondiale, possiamo dire che il fenomeno riguarda non meno di 1 persona ogni 100, e colpisce i maschi quasi 5 volte in più delle femmine: numeri altissimi.
Da che cosa è causato questo disturbo?
Oggi ancora non sono state identificate delle cause organiche, genetiche o ambientali chiare e univoche che possano spiegarne l’insorgenza ed essere oggetto di intervento sistematico e affidabile dal punto di vista medico-farmacologico. Di sicuro l’affinamento dei criteri diagnostici rende possibile riconoscere alcuni sintomi in età anche molto precoce, consentendo di trattarli prima e forse meglio: e questo è un bene. Resta il fatto che nel campo delle contromisure a disposizione, finalizzate alla riabilitazione e ancora di più alla prevenzione, le opzioni di efficacia dimostrata scarseggiano in Italia come all’estero.
Che cosa si può fare?
Il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità raccomandano l’adozione di metodi di intervento derivati da una disciplina che si è affermata negli anni grazie alle prove d’efficacia: la disciplina scientifica in questione si chiama Applied Behavior Analysis (ABA), ovvero analisi comportamentale applicata, e in Europa ancora troppo di frequente è nota più che altro ai genitori di bambini con diagnosi di ASD, che spesso ne vengono a conoscenza solo al termine di una lunga trafila, ed esercitata solo da alcuni dei professionisti che lavorano in ambito riabilitativo (psicoterapeuti, neuropsicomotricisti, pedagogisti, logopedisti, etc.).
Quali sono i principi alla base dell’ABA?
In sostanza, si tratta di un insieme di tecnologie scientifiche per l’apprendimento basate sul modello a tre contingenze (A-B-C) o paradigma del condizionamento operante, secondo cui in maniera forse controintuitiva non sono gli stimoli che immediatamente precedono (A, antecedent) un comportamento (B, behavior) a causarlo, e dunque a spiegarne la ripetizione o il cambiamento in futuro, bensì gli stimoli piacevoli o spiacevoli cui l’organismo è esposto subito dopo l’emissione del comportamento stesso (C, consequences).
Alcuni potrebbero dire che questo è un modello di analisi come altri: che cosa lo rende robusto?
La scientificità: l’oggetto di studio e unità di misura minima è quindi il comportamento, che viene misurato attraverso i suoi parametri fisici principali (frequenza, latenza, durata, intensità) nel rispetto del metodo sperimentale. Formulazione di ipotesi e interventi basati su dati poi sottoposti a verifica, senza “interpretazioni personali” o altri luoghi comuni. E prima ho detto “organismo” non a caso, perché è dimostrato che questo meccanismo è universale e dunque valido per tutti gli esseri viventi, in ogni momento, che siano persone o animali.
Come si applica tutto questo alle persone a cui è diagnosticato un disturbo dello spettro autistico?
Ecco, nel campo dell’autismo, dal punto di vista applicativo questo ci porta alla creazione e all’utilizzo di specifici protocolli di insegnamento per l’apprendimento di abilità semplici e complesse – come quelle linguistico-comunicative – piuttosto che per la rimozione di eventuali comportamenti problema – come le stereotipie.
In realtà quello dell’autismo è solo uno degli innumerevoli ambiti in cui l’ABA viene applicata con successo, infatti sono tantissimi gli utenti oggi in Italia con altre disabilità che usufruiscono e chiedono interventi ABA professionali per apprendere in meno tempo tutte quelle abilità indispensabili per potersi definire autosufficienti, e non solo.
Per non parlare poi di altri contesti totalmente diversi: basti pensare che noi, per esempio, con l’associazione scientifica AARBA ci occupiamo di OBM (Organizational Behavior Management) e dunque di applicazioni legate al mondo del lavoro e delle organizzazioni per il miglioramento dei risultati di produzione, sicurezza e qualità, oltre che, negli ultimi tempi, di strategie comportamentali per il contenimento del COVID-19 attraverso un protocollo da noi sviluppato e approvato a livello internazionale, e già adottato in tante realtà italiane del pubblico e del privato..
Quali altri professionisti in ambito scolastico potrebbero beneficiare dell’ABA?
Per esempio, gli insegnanti di sostegno e quello per lo sviluppo tipico. Purtroppo, ci vuole una preparazione specialistica che in Italia è ancora poco diffusa: l’ABA oggi si trova soprattutto sotto forma di interventi strutturati ad hoc in centri specifici, o direttamente a domicilio, a beneficio delle singole famiglie e dei singoli utenti, per lo più con diagnosi dello spetro autistico. Tant’è vero che per chi non conosce a fondo la materia, “autismo” e “ABA” possono sembrare quasi sinonimi, da quanto spesso sono accostati, per via del successo e dei risultati ottenuti. Ma anche le scuole e gli insegnanti in contesti di sviluppo tipico hanno senz’altro da trarne benefici, visto che un intervento educativo può dirsi realmente efficace e completo solo quando i progressi si integrano a pieno con tutti gli ambienti sociali con cui l’individuo interagisce nel quotidiano. La generalizzazione delle abilità non può non passare anche dagli insegnanti, figure chiave sia come supporto durante lo svolgimento delle attività didattiche, che nella trasmissione del sapere e nelle relazioni tra pari.
Come si fa a garantire l’applicazione corretta dei principi?
Per gli insegnanti vale lo stesso che per tutti gli altri professionisti che operano in ambito ABA: prima di tutto ci vuole una formazione minima di base, che fornisca gli strumenti e le competenze necessarie per trarre il meglio dalle tecnologie comportamentali. Da tanti anni ormai, negli Stati Uniti e in un ristretto numero di Paesi del nord Europa, sono stati istituiti dei veri e propri corsi di laurea in Analisi del Comportamento, accreditati direttamente da ABA International. In qualità di unico Italy Associate Chapter di ABA International, noi di AARBA-AIAMC portiamo avanti il percorso internazionale sostitutivo di 315 ore denominato VCS (Verified Course Sequence), che consiste in una sequenza di sette corsi verificati sempre da ABA International, di cui partirà la seconda edizione ad aprile 2021.
Un genitore con un figlio affetto da ASD potrebbe imparare a usare l’ABA?
Assolutamente sì, per questo il corso non si rivolge solo agli studenti interessati alle certificazioni internazionali ma a tutti coloro che siano interessati ad approfondire una disciplina sempre più richiesta e di impatto per l’intera società come l’ABA. Per questo motivo, abbiamo deciso di aprire il corso anche a semplici uditori, come genitori e caregiver di figli con disabilità o diagnosi di ASD, in modo da incentivare la diffusione della conoscenza a tutti i livelli.
Ha parlato di certificazioni: in che cosa consistono? Servono davvero a tutelare il servizio?
La certificazione garantisce che il professionista ABA abbia ricevuto una supervisione costante da parte di esperti qualificati BCBA® (Board Certified Behavior Analyst). Per tutelare gli utenti e le famiglie in un periodo di espansione come questo, oltre che per consolidare delle buone prassi all’interno di una professionalità che in Italia non è ancora riconosciuta a livello istituzionale, poter fare riferimento a degli standard sovranazionali è senza dubbio la cosa migliore. La non corretta applicazione dei principi dell’ABA rischia di fare più danni della mancata applicazione: per questo motivo, sebbene i BCBA® in Italia siano poche centinaia e gli sviluppi futuri siano ancora in fase di definizione, dobbiamo necessariamente affidarci a dei professionisti che sono arrivati ad esercitare la professione dopo anni di studi e pratica supervisionata, per formare le future classi di analisti del comportamento italiani.
Intervista a cura di Alessandro Valdina